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Ponte Vecchio Firenze: ecco perché si chiama così

    L’Italia è un paese straordinario nel quale l’Arte e la cultura corrono da un angolo all’altro della vie. Ogni città è una città d’Arte, che porta sui muri, negli edifici nelle piazze, il segno di una straordinaria tradizione e la firma dei più grandi Maestri dell’architettura e del genio umano. Tuttavia vi sono luoghi che, più di altri, sono divenuti simboli, non soltanto di una città, ma del concetto stesso di bellezza e, soprattutto, rappresentano l’identità del luogo, della sua storia e della sua gente.

    Ponte Vecchio a Firenze è sicuramente uno di questi magici siti. Il Ponte per eccellenza che, attraversando l’Arno, permette di farci vivere ancora oggi tutto l’incanto di una città che è simbolo nel mondo della cultura italiana. Il Ponte Vecchio è come uno stargate, capace di trasportare il viandante in una dimensione dove risuonano i versi di Dante, si agitano le passioni di Michelangelo e l’ardore di Leonardo da Vinci.

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    La Storia

    Il ponte, di origine romana, attraversa l’Arno nel punto più stretto e, inizialmente, era chiamato ponte sublicio, che significava ponte di tavole di legno. Era stato costruito con questa struttura, volutamente precaria, per poterlo smontare velocemente in caso di necessità di difesa da attacchi nemici.

    Perché Ponte Vecchio

    Il ponte venne trascinato via dalla corrente del fiume in piena il 4 novembre del 1177. Fu ricostruito allora con cinque arcate in pietra per renderlo più solido, senza tuttavia rinunciare a tutto il resto della struttura in legno. In quell’occasione vennero costruite dal comune sui lati ben 43 botteghe artigiane che, date in affitto, permisero il recupero delle spese sostenute per l’edificazione.

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    Una nuova alluvione e diversi incendi successivi determinarono la necessità di una nuova costruzione, il Ponte Nuovo, il Ponte alla Carraia, costruzione che determinò la denominazione di Ponte Vecchio. Vecchio perché il primo ad essere stato costruito. Ogni alluvione ed ogni piena del fiume rendevano tuttavia necessari nuovi interventi sul ponte, senza mai perdere la tipicità della presenza delle botteghe che, nel 1495 vennero vendute dal comune agli artigiani.

    Evoluzione

    La sovrapposizione delle ricostruzioni aveva portato ad una alterazione delle simmetrie del Ponte Vecchio, determinando la necessità di far intervenire un grande architetto, Giorgio Vasari, per riprogettare tutta la struttura, non soltanto esteticamente. Vasari ne trasforma completamente l’immagine. Nasce infatti il corridoio vasariano, che si schiude sulla piazzetta, da un lato aperta e dall’altro chiusa con un portico a tre arcate. Una struttura che alleggerisce l’impatto visivo, restituendo una dimensione aerea al ponte.

    Le botteghe allora presenti sul Ponte Vecchio, da un censimento fatto eseguire da Cosimo I verso la metà del 1500, erano: 3 beccai, 5 calzolai, 2 legnaioli, 3 pizzicagnoli, 1 bicchieraio, 1 merciaio, 1 rivendugnolo e una decina di altri venditori. Un insieme scomposto di merci e di umanità, sporcizia, olezzo, un’immagine che non rendeva merito alla bellezza del Ponte.

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    Per questo motivo nel 1593 il Gran Duca Ferdinando I pose fine a quella disastrosa accozzaglia, disponendo lo sgombro delle botteghe e, soprattutto, comandando che sul ponte vi fossero soltanto botteghe di orefici. Il suo scopo era quello di fare del Ponte Vecchio un luogo di richiamo per gentiluomini e forestieri,; un luogo che, da quel momento, doveva essere simbolo di opulenza, bellezza e arte fiorentina.

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    Velocemente si insediano 41 orefici e 8 gioiellieri, trasformando il Ponte in un sito di beni di lusso e di oreficeria da collezione. Lo scopo di Ferdinando I era raggiunto: il Ponte Vecchio, infatti, divenne, da quel momento, il luogo di attrazione per tutta l’aristocrazia europea. L’arrivo costante di una clientela ricca e colta, contribuì a creare il mito del luogo, emblema della potenza e della centralità di Firenze.

    Tuttavia il Ponte Vecchio ha continuato nell’arco dei secoli, resistendo coraggiosamente alle continue alluvioni, a rappresentare anche un passaggio sicuro per i fiorentini e ha permesso, anche nel 1966 dopo il terribile alluvione, di portare in salvo opere d’arte e non solo, offrendo ai cittadini il suo solido passaggio. Oggi continua la sua esistenza come straordinario luogo di storia, bellezza ed umanità.

    Risorse per approfondire gli argomenti trattati

    https://www.uffizi.it/corridoio-vasariano

    https://associazionepontevecchio.com